LA MIA GUERRA     (Capitolo 5)

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Io, numero 5583

Ci dotarono di una specie di carta d’identità con fotografia e piastrina con il numero personale: KRIEGSEFANGEN Nummer 5583 - STOMMLAGER Iº B º ARBEITS KOMMANDO 291 erano i dati del mio “tesserino”. Io, su consiglio di Azzolini che faceva il fornaio, mi feci registrare come panettiere, sperando con ciò di andare a lavorare insieme a lui.

Rimasi in questo posto fino al 28 ottobre, poi fui caricato con altri su una nuova tradotta e portato in alta Baviera, in quell’immenso campo di concentramento che era il centro della Germania. Là lavoravano per i tedeschi, si può dire, tutte le razze del mondo. Ci portarono in una piccola stazione sperduta nella pianura, dove la gente non poteva vederci. Dopo averci divisi in gruppi, denominati “Arbeit Kommando” di dieci, quindici o venti, a seconda delle richieste di lavoro, ci fecero passare nudi nelle camere di disinfezione. Questa disinfezione era così potente che qualcuno cadeva a terra svenuto. Un prigioniero russo ci faceva la tosatura usando una macchinetta adatta per gli animali. L’attrezzo funzionava a manovella: noi la facevamo girare a turno e doveva funzionare con tre colpi, altrimenti si rischiava di essere scorticati! Bisogna, però, riconoscere che quella disinfezione fu provvidenziale per evitare epidemie da cui non ci si sarebbe salvati.

 

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