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L’ARRIVO A UDINE Arrivammo a Udine. E la lotta contro le malattie riprese. Erano finite le stragi, non più cataste di cadaveri nei campi di concentramento, tornavano i prigionieri di guerra, da tutti i continenti. Tornavano anche i caduti, nelle piccole bare rivestite con la bandiera tricolore. Piano piano venivano ricostruite le ferrovie, i ponti, le città distrutte, le case sventrate, le fabbriche. La gente stava dimenticando la fame, la paura, i sacrifici, i dolori. Rinasceva la speranza. Nelle Chiese si ringraziavano i Santi. La Madonna Missionaria passava da paese a paese, portata da penitenti scalzi per espiazione e per rendere grazie. Si ballava nelle piazze, si cantava, si riaprivano i teatri, le sale cinematografiche, tornavano le feste di paese. Si riempivano gli stadi. Liberazione. Un mondo nuovo. C’erano anche i disoccupati, le vedove, i figli senza padri. Aleggiava ancora l’odio tra i vinti ed i vincitori. Tanti ancora si sanavano le ferite, tante madri attendevano i figli dati per dispersi. Ma i fascisti erano vinti, deposti. Tanti erano stati epurati. Ma nelle Province, nei Comuni, negli Uffici statali, nelle Preture, nelle Procure, nei Tribunali, nelle Caserme, negli Uffici ministeriali e provinciali nulla era cambiato. Avevano distrutto le foto del “duce” ed al suo posto era stata messa l’effigie del Presidente della Repubblica. Gli impiegati smessa la camicia nera, portavano quella bianca o rossa a giorni alterni. I preposti ci avevano promesso giustizia, uguaglianza, democrazia. Il Presidente votava come il pensionato, il manovale, il dirigente, il disoccupato, la casalinga ed il loro voto aveva lo stesso valore. C’erano i partiti, la libertà. Eravamo tutti uguali. Non c’era più il Re, la democrazia aveva eliminato i principi, i duchi, i marchesi, i titoli non avevano più nessun valore. Eravamo tutti uguali. Tutti potevano lavorare, studiare. Raggiungere i più alti gradini dello Stato. Tanti anni più tardi ci saremmo accorti che erano solo promesse, tutto era menzogna. Nulla sarebbe cambiato, avrebbero comandato sempre quelli e solo quelli, che gli stessi governanti avrebbero rubato e corrotto. Avrebbero raggiunto le cariche più alte, i posti migliori, rivestito le presidenze negli Enti, nelle Banche, nelle Istituzioni, nelle Industrie e nel Governo. Mafia e consorelle sarebbero entrate nelle stanze dei bottoni. Certi politici sarebbero diventati “i trafficanti nel tempio”. Brigate rosse, Gladio, Servizi Segreti, Rosa dei Venti, sequestro Moro, P 2, Stragi, Terrorismo e altro non erano che facce di una stessa medaglia. Io avrei iniziato a capirlo molto presto, anche se la “verità” l’avrei riconosciuta quaranta anni dopo. |