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Enore Pezzetta

 e l’arte della ceramica

di Gabriella Bucco

 

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BIOGRAFIA

 

Dalla trasmissione radiofonica "Undici e trenta" state ascoltando uno stralcio dell'intervista a Enore Pezzetta

Buja è sempre stata terra di fornaciai, che utilizzando una materia prima povera come l’argilla partivano a fare mattoni in tutta l’Europa. Enore Pezzetta seppe rinnovare la tradizione grazie alla personale interpretazione artistica, validamente supportata da capacità tecnica e volontà innovativa. Fondò così nel 1955 un laboratorio specializzato nella produzione di ceramiche artistiche, che tuttora prosegue la sua attività. Merito di Enore Pezzetta fu l’aver saputo contemperare una produzione commerciale, sempre di buon livello, con quella più propriamente artistica che si evidenziò per lo più nella elaborazione dei pannelli ceramici. Questi per qualità  sono da intendersi vere e proprie sculture.

Enore Pezzetta (Buja, 1918 – Aviano, 1995), orfano di guerra, entrò quattordicenne nell’Istituto di Rubignacco a Cividale, dove Carlo Mutinelli lo indirizzò agli studi artistici presso l’Istituto d’Arte ai Carmini di Venezia. Qui  Pezzetta studiò dal 1936 al 1941 per poi dedicarsi per alcuni anni all’insegnamento  di materie artistiche.

Rastrellato dall’esercito tedesco a Buia, Enore Pezzetta fu deportato come lavoratore coatto in Polonia e da qui scappò per tornare a Buja nel 1943, traversie che spiegano l’insistenza sui temi dello sterminio, dei lager, delle sofferenze causate dalla guerra. Alla fine della guerra fece parte dell’Accademia degli Accesi di Buja, partecipando alla mostra organizzata nell’agosto 1945 .

Seguendo le tendenze neorealiste del tempo, Enore Pezzetta si dedicò alla scultura dal 1945 al 1955 come fecero moltissimi grandi artisti del periodo da Martini e Fontana a Leoncillo, per non parlare di Picasso che dimorò a Vallauris in Provenza proprio per appropriarsi del mezzo ceramico. Mentre  Picasso si serviva delle ceramiche modellate da altri e che egli componeva con divertita fantasia, Enore Pezzetta continuò la produzione artigiana dalla fabbricazione dei pezzi al loro decoro. Per modellare le ceramiche egli si serviva sia del tornio sia della lavorazione a colombino.

Tra il 1947 e il 1953 Pezzetta partecipò a numerose collettive alla fondazione Bevilacqua  La Masa di Venezia, Udine e Gorizia con opere in argilla dal modellato leggero, sensibile alla luce, gesso e bronzo, spesso di piccole dimensioni. Queste esperienze scultoree gli permisero di acquistare una rara capacità di sintesi che si rivelò anche nel modellare di figurine umane e animali, colte nei tratti più icastici.

Nel 1955 si dedicò alla ceramica fondando la ditta CEMA (Ceramiche e Maioliche Artistiche) che nel 1965 si denominò Ceramica Artistica Pezzetta. Il marchio di fabbrica della CEMA, visibile sul retro delle ceramiche riportava uno scudo che rifaceva il verso a quelli nobiliari riportando sui quarti superiori una tazzina e la cazzuola, l’arnese dei fornaciai, una fascia mediana riportava il nome della ditta mentre in basso si leggeva il nome di Buja. Tale marchio ebbe molte varianti interessanti per la datazione cronologica delle ceramiche. E’ interessante notare come il ceramista firmi e dati non solo i pannelli, ma anche i vasi usciti dalle sue mani a testimoniarne la valenza artistica.

In ambito artistico Enore Pezzetta ebbe rapporti con Toffolo Anzil, Silvio D’Olivo e Malison, che lo aiutò a terminare l’ultima scultura un Cristo Crocifisso del 1995. In una serie di piatti per la mostra degli asparagi Pezzetta realizzò i piatti disegnati da una serie di artisti friulani, Anzil (1987), Fred Pittino (1989), Luciano Martinis (1995), Arrigo Poz (1993) dimostrando la profondità culturale della sua opera.

 

Altorilievi a ceramica

La ceramica Pezzetta come opera d’arte si rivela al meglio nei pannelli ad altorilievo tra cui il livello più alto fu ottenuto con la battaglia di Nikolajewka (1975) e il Campo di prigionia di Oranki (1973) per il tempio dei Caduti in Russia di Cargnacco. I pannelli furono preceduti da numerosi cartoni e disegni preparatori, che mostrano da parte dell’artista una partecipazione emotiva agli eventi rappresentati cui si abbina uno studio veristico dei luoghi e delle vicende storiche, come dimostra il confronto con gli schizzi della battaglia conservati nel museo.

Basti pensare alla rappresentazione del sottopasso ferroviario e alla raffigurazione del generale che si era issato sul carrarmato per incitare gli alpini. Questi episodi furono raccolti dai racconti dei reduci di quella battaglia. L’altorilievo offrì a Pezzetta la possibilità di modellare, ma soprattutto di scavare e graffire la superficie con un tormento espressionista della mano che rivela quello dello spirito. Sulle superfici materiche Pezzetta applicò la sua abilità alchimista nell’uso degli smalti per ceramica, calcolando gli accordi cromatici, gli spessori, le rifiniture del modellato con una concezione materico-coloristica della ceramica. Il suo modo di operare incidendo con la stecca la materia “per via di levare” dimostra un operare facile alla deformazione di gusto espressionista.

Il modellato materico fu accentuato anche dall’impasto di terracotta greificata, che accentuava la ruvidità dell’impasto e combinava superfici ruvide con quelle lisce smaltate, come si può osservare in un pannello raffigurante delle città ispirate nella schematizzazione degli  edifici ai quadri di Gentilini e di Campigli. Anche se la rappresentazione sembra ingenua, è frutto invece di una scaltrita applicazione all’arte ceramica.

I pannelli sulla tragedia della Julia si possono avvicinare per il realismo drammatico a quelli modellati per  commemorare i deportati nel cimitero di Buia (distrutti 1976) ed ad alcune sculture ispirate dal Terrore della guerra atomica (Hiroshima e Vento di morte a Nagasaki, 1985 terracotta patinata). Del pannello perduto per Buja restano  i bozzetti che ritraggono un soldato tedesco e un deportato dietro il filo spinato, che compone una griglia ritmicamente spaziata. Numerosi sono i confronti con i rilievi di analogo soggetti di Manzù e Basaldella, anche se i modelli servono spesso per esprimere sentimenti personali nati dalle vicende tormentate del periodo bellico. Un pannello raffigurante l’Ecce Homo fu esposto alla Mostra dell’Artigianato sacro organizzata dall’ESA in Udine nel 1972. In esso la figura allungata ed emaciata del cristo riprende le deformazioni verticali già utilizzate nelle figure dei prigionieri.

Altri pannelli (Frut 1955; Lavôr 1960) dal modellato meno tormentato riprendevano il mondo popolare friulano. Lo spessore del rilievo è in questo caso minore rispetto ai pannelli di Cargnacco e le figure sono rappresentate non solo con il modellato, ma anche con i segni incisi che innervano i contorni.

Dalla scultura in ceramica fu semplice il passaggio alla produzione medaglistica, che si avvale sempre di modelli plastici. Riprendendo un’altra tradizione di Buia, dal 1976 Pezzetta si dedicò anche alla modellazione di 27 medaglie in cui mise a frutto la sua capacità di plasmare l’argilla. I soggetti, familiari, ritratti, rappresentazioni architettoniche sono quelli trattati durante tutta la sua attività, le superfici ritornato alla  definizione morbida delle prime opere di scultura. Nell’attività medaglistica particolare rilevanza assumono la medaglia ufficiale per la Triennale della medaglia di Udine del 1984, quella del 5 Sinodo diocesano e nel 1989 quella per la F.A.O.

 

Ceramica da tavola, dall’interpretazione della tradizione…

Una parte delle ceramiche fu orientata alla produzione corrente, in cui Enore Pezzetta conciliò la produzione seriale con un alto livello qualitativo. Dapprima la ceramica Pezzetta riprese la tradizione ceramica della Galvani di Pordenone, riproponendone la decorazione a fiori, sviluppata sulle superfici curvilinee e lungo i bordi dei piatti. Ben presto a questa produzione affiancò la ripresa delle ceramiche friulane del Settecento e Ottocento, conservate nei Musei delle Arti e tradizioni popolari. Furono riprese le forme dei vasi, brocche e fiaschette che nelle parti piatte si prestavano al decoro.

L’ispirazione al Settecento si nota anche in una serie di placchette mistilinee ispirate all’arte popolare in cui la figura della Madonna è lavorata per parti concave. Per i piatti Pezzetta elaborò i motivi floreali della tradizione, ma riuscì anche a creare  gradevoli motivi ritmici ripetendo la consueta schematizzazione del fiore come macchie di colore. In una serie di brocche dei primi anni Sessanta furono riprese anche le forme tradizionali panciute che lasciavano ampio  spazio alla decorazione nella parte centrale mentre gli elementi decorativi si disponevano ai lati. I soggetti  rappresentati  sono le figure tradizionali del folklore tradizionale (suonatori,danzerini, falciatrici) alcune sono dipinte nello stile impressionistico di Pezzetta su ingobbiature bianche, mentre altre sono graffite e quasi modellate dal gioco degli smalti.

In questa produzione tradizionale furono pubblicizzate dall’E.S.A. una serie di bottiglie e bicchiere foggiate a forma di pannocchia, dalle superfici plastiche.

Nel campo della ceramica da tavola Pezzetta si dedicò anche alle forme moderne come mostrano una serie di tazzine anni Sessanta dai manici triangolari. Nel campo ricercò una qualificazione artistica affidata ora alla pittura ora al modellato.

Furono prodotti una serie di vasi e di piatti in cui erano dipinti  monumenti friulani con una notevole maestria pittorica che teneva conto dell’ambientazione anche prospettiva. Non sempre furono scelti i monumenti noti, la cultura dell'artista si rivelò nel sapere cogliere gli aspetti meno noti dei paesi friulani: per esempio la chiesa gotica di Ugovizza, quella di Madonna di Buja. Singolare e indice di uno spirito curioso fu la rappresentazione del volto moderno dipingendo il moderno campanile di Mortegliano opera dell’architetto Pietro Zanini o il ponte in cemento armato di Dignano.

Le forme dei vasi diventarono allungate con profili curvilinei. La decorazione era  accordata alla forma ceramica come nella serie di papaveri, farfalle e libellule dipinte a tinte pastello sul fondo bianco dei vasi lavorati al tornio. La serie era differenziata mutando i colori dei soggetti rappresentati e le tonalità dell’ingobbiatura di fondo, sempre giocata  comunque sulle tonalità chiare.

Le decorazioni erano sempre adattate alla forma del vaso. Fasce circolari e concentriche per le ceramiche panciute o linee colate per i vasi più slanciati verso l’alto. I soggetti preferiti erano animali marini, cavalli e fiori, i disegni più precisi erano usati nelle piccole serie. Mescolanze di colore di gusto impressionista caratterizzavano invece i pezzi unici, tra essi si distinguono vasi dipinti  con cavalli dinamici e scalpitanti vagamente ispirati a quelli di Mario De Chirico. Sintetiche linee nere suggeriscono gli scorci, mentre le pennellate pittoriche rendono il movimento. Una variante del tema del cavallo sembra riprendere, opportunamente  modernizzate,  le figure nere della tradizione greche su fondi a striature di colori. In questa produzione corrente Enore Pezzetta seppe avvalersi delle sue capacità di sintesi nel tracciare con pochi tratti animali e  figure

 

…alla sperimentazione

Altre volte Pezzetta operò con colature di smalto e raffinate cotture a terzo fuoco di lustri e dorature. I vasi venivano dipinti a fasce con smalti che si sovrapponevano e creavano eleganti colature ispirate alla pittura informale. Non sempre il risultato era prevedibile in tutti i particolari e spesso gli smalti producevano effetti traslucidi ed eleganti in cui il colore era esaltato da applicazioni dorate. La cottura al sale dell’argilla greificata permetteva di ottenere con una tecnica antica effetti sorprendenti di finito e non finito in cui la ceramica assumeva talora aspetti vitrei.

L’uso degli smalti e del lustro spinse Pezzetta ad imitare quasi il metallo, come si più osservare nella serie longobarda dove imitò gli smalti delle fibule longobarde.

L’impasto dei vasi era ottenuto talora con argille vetrificate, che rendevano l’impasto ruvido, materico adatto a essere graffito o lavorato a rilievo. Alcune forme piuttosto massicce e semplificate sembravano richiamare le ceramiche peruviane e primitive. Le linee graffite con eleganza sembrano ispirate alle decorazioni  impresse e graffite dei primitivi, altre volte invece le superfici a rilievo presentano una decorazione quasi di gusto scultoreo. In alcuni vasi dal labbro espanso la decorazione a colore viene posta all’interno del vaso, mentre l’esterno presenta dei semplici graffiti.

Enore Pezzetta si ispirò anche alla ceramica cubista sperimentò vasi a sezione prismatica e triangolare innovativa, dove il manico era talora ricavato come vuoto dal corpo ceramico stesso. Le decorazioni astratte erano a colori contrastanti, che si ripetevano sulle superfici del vaso. Da queste sperimentazioni nacque anche una serie di bottiglie in cui delle aperture interne al corpo del contenitore funzionavano  anche da manico facilitando la presa. Le decorazioni furono  a segni astratti o schematizzazioni urbane in cui i vuoti sembrano integrarsi nei fori degli edifici raffigurati.

Per l’ESA Pezzetta studiò anche una serie di stampi a sezione rettangolare e triangolare per ricavarne dei vasi a stampo che risentono  di una certa attenzione anche al design e non solo all’artigianato “fatto a mano” come si legge orgogliosamente in molte ceramiche.

Enore Pezzetta si inserisce dunque a pieno titolo nell’arte ceramica, dove si sono cimentati i migliori scultori del Novecento. Dopo la mostra riservata alla sua opera di scultore e medaglista sarebbe dunque opportuno rivalutare anche la sua attività plastica sia nel settore artistico che in quello della produzione ceramica corrente.

 

Bibliografia

Gianfranco Pezzetta, Ceramica artistica Pezzetta Note biografiche manoscritte, s.d.; S. Chiolo, Volti di bambini nell’arte di Pezzetta, in “Gazzettino di Udine” 10/6/1952; E. Pezzetta, Intervista note biografiche, note dattiloscritte 1971; Gian Carlo Menis, L’anima di Mutinelli nella ceramica artistica di Pezzetta, in “Quaderni della F.A.C.E.” , N. 54, 1979, pp. 17-22; Anzil, Enore Pezzetta  scultore, in “Buje pore nuje”, Buia, 1986; Giancarlo Menis, Presentazione della mostra antologica, Buja, 1986; L. Nicoloso, Lunari de int di Buje, Graphis, Fagagna, 1999; Gabriella Bucco, Enore Pezzetta in  Le arti a Udine nel Novecento, catalogo della mostra a cura di Isabella Reale, Udine Chiesa di San Francesco Galleria d’Arte Moderna 19 gennaio – 30 aprile 2001, Marsilio, Venezia, pp. 432-433