Le domande sul Viaggio all'incontrario

Data08/11/2020
Dal nostro webinar sul Viaggio all'Incontrario sono emerse molte domande, condividiamo con tutti le risposte di due ragazzi che hanno vissuto questa magica esperienza.
Avresti fatto comunque questo viaggio da solo o il fatto di avere un gruppo e' stato fondamentale? Quanto ha contato, cioè, la presenza di persone estranee ma che hanno vissuto la tua stessa esperienza, e quanto ha contato la presenza di International?
Un’esperienza del genere avevo pensato di farla anche da solo ma, con il senno di poi, la presenza di un gruppo composto da persone che avevano vissuto la mia stessa esperienza è stata importantissima. L’impatto con certe emozioni si attutisce molto meglio, e ovviamente anche i momenti di svago sono più piacevoli e divertenti. International Adoption è stata molto importante, sia per l’organizzazione sia per l’approccio a questa esperienza comunque delicata.

Sapere di fare questa esperienza accompagnati da International per me è stato importante perchè ero consapevole di affrontare questa avventura con persone competenti, che conoscevano il luogo, ma soprattuto in un certo senso di sicurezza e familiarità. Anche perchè loro sono stati gli artefici del mio viaggio dall’India ad una casa con una famiglia accogliente, e il pensiero che poi mi accompagnassero nel viaggio inverso, dall’Italia verso la mia terra d’origine, mi emozionava. Inoltre, avere dei compagni di viaggio è stato essenziale! Erano persone estranee all’inizio, ma già dal primo incontro si è creata una bella sintonia e credo che il desiderio comune di voler scoprire, ognuno a suo modo, le proprie radici è stato fondamentale, perché avevamo tutti uno scopo comune.

Questa esperienza ha cambiato qualcosa nei rapporti con i genitori? Inevitabilmente sì, perché, personalmente, ho preso coscienza della differenza che c’è tra genitori biologici e adottivi. I primi hanno il merito (o la colpa) di farci nascere e di darci una seconda chance di vita, mentre i secondi si prendono l’onore e l’onere di farci crescere e amarci come avrebbero fatto i primi. Inoltre ora sono fermamente convinto che un bambino, anche se non ha potuto conoscere la Mamma biologica, ha tutto il diritto di sentirla e chiamarla come tale; tocca quindi al genitore adottivo accettare e rispettare questa distinzione, che tuttavia non inficia l’affetto che prova nei confronti di suo figlio.

Perché un ragazzo dovrebbe fare questo viaggio senza i genitori? Questo viaggio è un modo per riscoprire le proprie origini e, a mio avviso, è un qualcosa di così intimo e personale al punto che si può prescindere dalla presenza dei genitori adottivi.

L’emozione più forte che hai vissuto? 
Le emozione forti sono state tantissime, ma quella che non mi scorderò mai è stata uscire da un ristorante con la pancia piena e trovarsi di fronte una donna con in braccio sua figlia che mi chiedeva da mangiare.

Per me è stata sicuramente la visita al “Palna”. É stata davvero una forte emozione poter rivedere con i miei occhi il posto che mi ha accolta e che è stata la mia casa per i primi 10 mesi della mia vita. Vedere come queste persone, si impegnino ogni giorno per prendersi cura dei bambini e di trovar loro una famiglia che li possa amare è stato emozionante. Soprattutto perchè se ho avuto la possibilità di avere una famiglia e una “seconda vita”, è stato anche merito loro. Una volta lì, abbiamo avuto la possibilità di conoscere alcuni bambini, alcuni erano piccolissimi a altri più grandi. Non dimenticherò mai con che gioia, misto curiosità ci guardavano e “studiavano”; vedere la loro felicità quando abbiamo iniziato ad interagire e a giocare con loro, è qualcosa che poterò nel cuore per sempre.

Cercavate i genitori biologici? Bisogna premettere che non era questo lo scopo del viaggio ma, a prescindere, sapevo già prima di partire che, per come è la mia storia, non avrei potuto intraprendere alcuna ricerca. Tuttavia questo non mi ha fatto smettere di sognare e di viaggiare con la fantasia.

Lo consigliereste ad altri ragazzi?
Assolutamente sì, perché riscoprire le proprie origini e prendere coscienza di sé è un privilegio di cui tutti i ragazzi adottati dovrebbero beneficiare.

Assolutamente si! Non importa se vogliono affrontarlo da soli, con i genitori, amici, fidanzati… ma se sentono il desiderio di farlo, debbano farlo! Credo però, sia necessario “prepararsi” a tutto questo perchè ci sarà un uragano di emozioni che ti travolgeranno, e credo bisogni un minimo, saperlo gestire. Io, per esempio, ho deciso di fare questo viaggio quando mi sono sentita realmente pronta e matura abbastanza, anche se d’istinto avrei fatto questo viaggio molto prima, sono sicura che non l’avrei vissuto nello stesso modo, perchè non in grado di comprendere alcune cose. Per questo, sono passati diversi anni prima di realizzare questo mio desiderio di ritrovare le mie origini.

Quando è il momento giusto per farlo? Non esiste un momento giusto, bisogna solo fidarsi del proprio istinto e buttarsi!

Che effetto ha fatto andare nell’orfanotrofio? Entrare tra quelle mura è uno tsunami di emozioni che ti arriva addosso senza preavviso: immaginate di entrare in un luogo che vi trasmette contemporaneamente malinconia, tristezza, serenità e speranza.

Che immagine vi portate dietro dal viaggio? É difficile scegliere una sola immagine che rappresenti questo viaggio, per me le immagini che non dimenticherò mai saranno sicuramente la bellezza mozza fiato del Taj Mahal, il sorriso dei bambini che ho incontrato sia in istituto, che per strada.

É venuta la tentazione di ritornare in India per rimanerci, dopo questa esperienza? Da quando ho iniziato a sentire dentro di me il “richiamo” della mia India ho subito iniziato a pensare alla possibilità di stabilirmi lì una volta diventata grande. Dopo aver fatto questa esperienza, che e stata una presentazione con l'India, posso solo confermare questa mia idea di voler tornare un giorno e chissà, magari trasferirmi. Non so cosa mi riserva il futuro e la situazione globale attuale, non consente di fare dei progetti concreti a lungo termine, ma sono contenta di aver visto con i miei occhi e vissuto sulla mia pelle la magia dell’India di cui tutti mi hanno sempre raccontato.