TRASCRIZIONE E ANNOTAZIONE DEL MANOSCRITTO

n. 1974, carte 115-127,

 Biblioteca Comunale di Treviso.

 

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egli conobbe affetto particolare in alcuna nazione, altre dicevano essere di natura piacevole e mansueta, ed in questo usava studio et artifizio grande, conoscendo quanto gli poteva importare.

Il terzo il cardinal Maculano, o S.Clemente religioso domenicano parmeggiano. Doppo alcuni offici nella religione fu fatto Maestro di Sacro Palazzo [1] e nell’occasione della guerra d’Urbano col duca di Parma, per esser intendente di fortificazioni, fu fatto cardinale e come tale ha servito nella guerra e nelle nuove muraglie, non senza puoche maledizioni de particolari in ciò dannificati; per altro buon religioso benché non di gran talento per il Pontificato. E de i tre suddetti fu trattato con maggior sfarzo che d’altri.

Il quarto era il cardinal Rocci romano, soggetto di buonissima natura, docile piacevole e meritevole del pontificato. Fu nunzio all’Imperatore, e ben visto in Alemagna da tutti quei principi di Germania.

Il quinto S.Cecilia genovese, vescovo di Mazara in Sicilia. Fu auditore della Camera [2] di piacevolissima condizione, ma tenuto per assai spagnuolo e però già mai non sarebbe stato messo in trattato da’ Barberini. Molt’altri v’erano meritevoli per costumi, ma esclusi dalla puoca età.

Serrato dunque il conclave, e volendo secondo la Bolla [3] il mercordì mattina cominciare lo scrutinio, s’avviddero li cardinali Pallotta e Carpegna, Commissarii del conclave, non esser ben serrate certe porte de luoghi communi et i muratori non puoterono  finire di serrarle fin doppo mezzo dì. Tutta quella mattina fu discorso se si doveva sì o no entrare nello scrutinio, per l’ordine della Bolla che vuole se ne facciano due ogni giorno, e vi furono opinioni che si dovessero ambidue far la sera, mentre non s’era potuto far la mattina. Si entrò nello scrutinio con grand’allegrezza di coloro che credevano dover subito riuscire l’elezione di Sacchetti, ma i Barberini accortisi della repugnanza de’ spagnuoli e loro adherenti verso lui, non volsero avventurare di nominarlo

 

[1] Cardinale incaricato di presiedere il tribunale dell’Inquisizione romana, in qualità di assessore a fianco del pontefice. DEL RE, La curia Romana,  pp. 470-481.

[2] L’Uditore generale delle cause della Camera Apostolica è in origine coadiutore del camerlengo, le sue prerogative vengono estese notevolmente dal momento in cui fu posto a capo di un tribunale, costituito in seno alla Camera stessa per la trattazione delle cause giudiziarie riguardanti malversazioni originate dalle varie operazioni fiscali facenti capo al dicastero. DEL RE, La curia Romana, pp. 476-481.

[3] Le costituzioni Aeterni Patris del 15 novembre 1621 e la Decet Romanum Pontificem del 12 marzo 1622 di Gregorio XV fissano in modo definitivo sia l’organizzazione e la procedura del conclave che il cerimoniale, tentando di porre rimedio agli abusi interni e alle ingerenze dei tre grandi Stati Cattolici: Spagna, Francia e Austria.