TRASCRIZIONE E ANNOTAZIONE DEL MANOSCRITTO |
n. 1974, carte 115-127, Biblioteca Comunale di Treviso. |
l’istesso a chi fosse di contrario parere. Restò di ciò Barberino disgustato, ma però non cessò in tutta quella notte di ricorrere a tutte le sue creature, dicendole che il Padre Valentino avea detto ch’in conscientia, conoscendolo soggetto capace, dovevano votar per lui. Ma alcune di esse volsero chiarirsene col Padre, il quale rispose non aver detto tal cosa, anzi che non si poteva fare, e la raggione era perché dichiarandosi un Padre grande non deve replicarsi per evitare gli inconvenienti di guerre e disubidienze verso la Sede Apostolica. Di là a due giorni si publicò in conclave ch’a mal grado de’ spagnuoli doveva esser eletto papa il cardinal Sacchetti. Martedì giorno 22 doppo il conclave s’entrò nello scrutinio, risoluti i Barberini di far Sacchetti papa, e benché Albornoz sapesse non poter riuscire, nondimeno avendogli detto il cardinal Matthei Cavaliere romano: “Che faremo se costui riesce? Saremo forzati partirci da Roma.”, egli mostrando di non sprezzar tanto Sacchetti le rispose: “Vostra Eminenza non tema, che quando ben succedesse stiamo sotto la protezione del Re di Spagna e stiamo vicini al Regno di Napoli.” Intanto s’era di già divulgato per Roma d’esser papa Sacchetti, et il cardinal Barberino avea già in voce et in scritto dar dell’Eccellenza a i fratelli di lui. Le Congregazioni della fazione spagnuola si tenevano nella cella del cardinal Albornoz, ancorché protettore di Spagna fosse il cardinal de’ Medici, perché Sua Altezza in riguardo dell’età, autorità e talento di esso Albornoz, bench’egli fosse sì gran Signore, di ciò si compiaceva et ivi si adunavano i cardinali Medici, Colonna, Arach, Queva, Trivulzio, Matthei, Cesis, Este, Montalto, alcuni de’ quali, et in particolare Medici e Trivulzio, avevano cura di dar parte del negoziato agli altri parziali della fazione, che per degni rispetti non intervenivano in detto luogo come Monti, Brancaccio, e Filomarino, di cui dolendosi i Barberini che gli mancava, essendo uno in cui bramavano maggior confidenza, gli rispose non poter far cosa contro conscienza e che se il Re di Francia escludesse un soggetto meritevole, l’istesso farebbe lui, onde se ben conosceva aver grand’obligo alle loro Eminenze non poteva però lasciare di servire al suo Re, conforme le dettava la conscienza. |