|    TRASCRIZIONE E ANNOTAZIONE DEL MANOSCRITTO  |  
|    n. 1974, carte 115-127,  Biblioteca  Comunale di Treviso.  |  
|    Oltre  le suddette diligenze tenne Barberino infinite Congregazioni hora nella  sua cella et hora in quella del cardinal Antonio, et hora in altri  luoghi fuor di mano, chiamando solo sei o’ otto cardinali per volta  per evitar strepito, nelle quali trattava di quelle cose conferirsi con  le creature e per disporre gli ordini come dovevano portarsi, e per  intendere la loro opinione sopra le sue proposte d’alcuni soggetti,  de’ quali non si fa menzione per non aver avuto fondamento alcuno;  facendo egli ciò per mantenere anco l’autorità a dominio passato,  tanto più che vedeva il suo dissegno vano sopra Sacchetti, lasciandosi  intendere che se non si veniva in questo soggetto sariano stati cent’anni  in conclave, sicome lo divolgavano i conclavisti [1]  d’ambidue i Barberini; il che saputo dal cardinale Albornoz disse in  presenza di molti che potevano riferirlo a Barberini, che non  l’atterrivano le parole perché egli si sostentava con puoco e non  temeva che lo star quivi gli nocesse, e che sentirebbono lo star serrato  più i giovani che i vecchi e che quando ben fosse morto, tanto gli era  morir quivi quanto in sua casa per che voleva fare quel ch’era di  raggione o’ morire. Intanto  peggiorato il cardinal Bentivogli nel suo male, uscì di conclave e di lì  a otto giorni passò a miglior vita, e doppo lui uscì ancora ammalato  con la febre terzana il cardinal Matthei, onde i Barberini presero  maggior aiuto nel trattato di Sacchetti, ma non passò molto che ne  restarono confusi, perché ne gli scrutinii seguenti si trovorono 30 e  34 voti tra scrutinio et accesso divisi per il Collegio Vecchio, e per  S.Marcello arrivorono fino a 36 voti mentre prima ch’uscissero i  sudetti non ne havea avuto che 44: onde credeva Barberino che tra esso  ed il cardinal Medici e gli spagnuoli vi passasse gran negoziazione, e  realmente non v’era, ma sortiva a caso, sicome tal volta gli stessi  voti si dividevano tra il detto S.Marcello, Lanti e Crescenzio  egualmente. In uno scrutinio occorse un caso raro, ch’avendo S.Marcello in esso avuti i 40 voti, nell’accesso poi n’ebbe altri dieci, o’ sedici, e questi nel mescolarsi il calice si unirono in modo che cavati si cominciarono a leggere consecutivamente un doppo l’altro S.Marcello, S.Marcello ecc… e in questo si vidde mancare il colore et il calore alla fazione de’ Barberini e si credè che da questo caso sì fortuito e repentino venisse a lui [Francesco Barberini] subitamente quell’indisposizione di vomito et uscita spezie di colera molto pericolosa, per la qual cosa diede al cardinal Antonio l’autorità di negoziare a suo arbitrio con tutta la sua fazione, benché in ciò s’opponesse il cardinal Albornoz, dicendo non esser conveniente mentre il cardinale Antonio era protettore di Francia. 
 [1]  Conclavista è il consigliere laico o ecclesiastico del cardinale,  persona di fiducia appartenente alla famiglia del cardinale, che lo  accompagna durante il conclave. Ogni cardinale può portare con sé  due conclavisti, gli infermi tre, che vengono sottoposti  all’approvazione del collegio cardinalizio. Normalmente i due  conclavisti sono un sacerdote familiare, che svolge funzioni di  segretario, auditore, maestro di camera o confessore; il laico  svolge mansioni per lo più di cameriere.   MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiatica,  vol. XVI, sub voce conclavisti. DEL RE, La curia Romana,  pp. 486-488.  |