TRASCRIZIONE E ANNOTAZIONE DEL MANOSCRITTO

n. 1974, carte 115-127,

 Biblioteca Comunale di Treviso.

 

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nunziatura di Spagna, alché Monti rispose aver anco lui inteso questo, ma ch’era falsissimo, perché era amicissimo di Pamfilio, come lo mostrarebbe in ogni occasione, e si offerse procurare di ridurre il cardinal Antonio, ch’era il maggior ostacolo per lui, sicome con effetto l’esseguì con un affettuoso discorso in tempo che l’istesso faceva il cardinal Spada, scordato di negoziare per il cardinal Rocci suo parente, il quale in lui avea riposta la sua maggior speranza, ancorché sapesse per lui avere la maggiore opposizione, giudicandosi che se Rocci fosse stato Papa, Spada saria stato il dominante. Dicevano Medici e Colonna che Spada era un mercante che giuocava a due mani, et egli si scusò come fece con Rocci dicendo non doversi trattar di lui prima che si trattasse di Pamfilio, perché mancando questo sarebbe riuscito l’altro.

Prima di questi trattati di Monti e Spada, e d’altri non meno importanti e molto segreti fatti del cardinal Pancirolo, persuadendo alcuni cardinali a Pamfilio che trattasse della sua persona, acciò fosse proposta, egli rispose che non voleva in conto nessuno esser nominato, se non fosse proposto dal cardinal Antonio, e questo fù un tratto di gran prudenza, sapendo bene che mentre colui era suo nemico e gli avea procurato l’esclusiva [1] di Francia, non potea contro la di lui volontà sortire buon successo. Il che inteso dal cardinal Antonio con l’instanza de’ suddetti cardinali, et attesa l’esclusiva fattagli di S.Clemente da’ franzesi e che il cardinal Bichi avea per tutto il conclave publicato che l’esclusiva di Francia per il cardinal Pamfilio era stata procurata da esso Antonio a cui ciò molto dispiaceva, volle concorrere in questo soggetto, overo che fosse, et è giudicato più certo per il timore che non trattando di lui gli spagnuoli vi venissero al fine e li facessero un papa a suo mal grado, sicome si è detto, se fosse durato il conclave dieci o’ dodici giorni. Passorono questi trattati dalli 6 di settembre sino alli 8 con molta segretezza.

Non tralasciava però il cardinal Barberino la prattica di Sacchetti, trattando varii modi di placar Albornoz e di tirare a se i soggetti a quello adherenti, et in questo insorse fama in conclave, che la colpa di non venirsi all’effetto era del cardinal Albornoz per negar la risposta, il quale ciò inteso andò a parlare a tutti i cardinali che restorono sodisfatti in sentire che la colpa era di Barberino, a cui toccava dar risposta alla sua petizione che gli avea proposto d’assicurarlo di non trattar più di Sacchetti, et egli sarebbe concorso in qualunque altro soggetto d’uno in uno finché riuscisse l’elezione, giudicando quasi essere certa sicurezza dove avea da parare il negozio.


[1] Lo jus exclusivae è un condizionamento che orienta il formarsi di fronti fazionari nel conclave. “Dare l’esclusiva” può significare semplicemente non dare il voto ad un cardinale papabile da parte di un gruppo di elettori, in questo senso i provvedimenti legislativi di Gregorio XV prescrivono di astenersene quando essa è l’esito di patti, convenzioni o promesse. Lo jus exclusivae poteva essere formulato per suggerimento di una grande potenza, riallacciandosi all’antico diritto esercitato dagli imperatori i confermare l’elezione papale. I Re cattolici, durante il Cinquecento e il Seicento, fecero costantemente ricorso a questa pratica, trasformandola in una sorta di diritto di veto all’elezione papale. DEL RE, La curia Romana, pp. 466-468, 499; VISCEGLIA, Fazioni e lotta politica nel Sacro Collegio, pp. 49-50.