La Serenissima Repubblica di Venezia
Nel corso del Settecento la Repubblica di Venezia si dissolve senza che ne sia intaccata la millenaria costituzione, senza aver realizzato alcuna riforma rilevante nell’assetto politico e istituzionale. Penetrazione e accettazione dell’Illuminismo europeo sono ampie e durature, vivaci e appassionati i dibattiti tra filosofi sulle riforme auspicabili, ma nel ceto patrizio dirigente, classe arroccata nella difesa delle proprie tradizionali prerogative e nell’esercizio esclusivo del potere politico, la pur ampia conoscenza dei lumi e delle esperienze riformistiche ad essi legate nelle grandi monarchie europee (Austria, Russia, Prussia) non si traduce nella volontà di riformare lo stato marciano. Le riforme pur realizzate in diversi ambiti della società non vanno mai ad intaccare la costituzione dello stato. “L’Illuminismo veneto vive, è forte, fecondo di idee e di filosofi generosi ed intelligenti, ma la classe patrizia dominante, che pure lo conosce e lo accetta nei suoi scritti più famosi, non lo fa suo e non lo traduce in energiche e vitali riforme politiche e sociali”: questa la tesi limpida e decisa di Gianfranco Torcellan, alla quale hanno finito poi per aderire, sia pure con precisazioni, riserve, approfondimenti altri storici degli anni più recenti.
Dopo la pace di Passarowiz (1718) e la fine della guerra contro i turchi, Venezia attraversa una fase di sostanziale neutralità e non coinvolgimento diretto nelle vicende della politica europea, che pure la riguarderanno da vicino fino a provocarne la caduta, ma il finale collasso della Repubblica non consente di liquidare un secolo di storia come privo di eventi e protagonisti significativi. La Venezia settecentesca non è semplicemente decadenza e declino delle antiche strutture, ma mette in evidenza l’inadeguatezza delle stesse a rispondere alla realtà politica e storica che si va delineando. La neutralità di fronte al tentativo di egemonia sull’Italia da parte delle grandi potenze estere, rivela una sovranità limitata incapace di tessere una valida rete di relazioni internazionali. Sul piano economico il ruolo commerciale e manifatturiero si andava già ridimensionando da alcuni decenni, la rete dei traffici si era sempre più accorciata, assumendo dimensioni regionali. Alcune industrie (tipografica, serica, cantieristica) rimangono in tendenza positiva, con una espansione nell’ultimo quarto del ’700, e la continuità sul piano produttivo permette la sostanziale stabilità della popolazione veneziana tra 1696 e 1790. Non c’è l’esplosione demografica delle città industriali, ma una continuità.
