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1.5 Il napoleonico Regno d’Italia.

Napoleone si incorona Imperatore dei Francesi nel maggio 1804 e Re d’Italia nel marzo 1805.

La vittoria ad Austerliz consegna alla Francia le province venete, che dal maggio 1806 sono aggregate al Regno d’Italia, con l’estensione della suddivisione francese del territorio in dipartimenti, distretti, cantoni e comuni. Questo è il momento del distacco definitivo di Venezia dal contesto dei territori un tempo appartenenti alla Repubblica. Si accentua la perdita di autonomia culturale e ogni ipotesi di radicalismo democratico viene meno. Il governo è verticistico e rivolto al bene della sola nazione francese: a pagare questa situazione di sudditanza sono in primis le masse popolari, al prezzo di coscrizioni militari, imposizione fiscale indiretta, assenza di libertà, saccheggio di beni comuni, venir meno degli enti assistenziali del passato, subordinazione dell’economia alle esigenze della Francia. Dopo il blocco dei porti continentali alle navi inglesi e le conseguenze negative per il commercio adriatico, il porto e l’economia di Venezia, nel 1809 e in particolare nelle zone periferiche ci sono episodi di ribellione e lotta antifrancese che attingono al forte malcontento delle frange più emarginate del mondo contadino. Le borghesie possidenti, mercantili, imprenditoriali ottengono spazi di rappresentanza locale del potere. I maggiori possidenti accentuano il carattere imprenditoriale della loro attività per accedere ai livelli di rappresentanza riconosciuti dal governo centrale a questa categoria. Ma per gli incarichi più importanti, nelle magistrature civili, prevale l’intenzione da parte di Napoleone di nominare persone non appartenenti alla specifica realtà regionale.

Un decreto napoleonico del febbraio 1806 segna la nascita ufficiale del Comune di Venezia. Organo rappresentativo e decisionale è il Consiglio comunale. Organo esecutivo il Consiglio dei savi, poi Congregazione municipale, con a capo il podestà di nomina governativa. Gli assessori sono nominati dal Consiglio e confermati dall’autorità. Tutte le cariche vengono assegnate a proprietari fondiari o ricchi imprenditori. L’Ufficio municipale è strutturato in assessorati e provvisto di propria burocrazia. Con l’ingresso nel Regno d’Italia Venezia perde definitivamente la sua identità amministrativa di città capitale. Il ritorno all’Austria la eleverà nuovamente a quel rango, ma a titolo puramente rappresentativo[1]. Gli atteggiamenti nei confronti del Comune da parte dei governi centrali sono diversi. Quello napoleonico ne fa il braccio operativo del piano di intervento urbanistico, dandogli ampi poteri in materia assistenziale, fino a sconvolgerne gli assetti originari finanziari e patrimoniali. Il governo austriaco lo ricondurrà entro binari di uniformità amministrativa, pur nella specificità di una città unica nel suo genere.

Nel 1814 Napoleone è sconfitto a Waterloo, abdica, Parigi è occupata, e gli austriaci tornano a Venezia. Nello stesso anno si conclude il Congresso di Vienna delle potenze restauratrici.

[1] Ibid., pp. 14-19.