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1.6 Il Lombardo-Veneto.
La seconda dominazione austriaca va dal 1814 al ’48, quando entra a far parte del Regno Lombardo-Veneto[1].
La perdita di sovranità di Venezia e dei suoi ceti dirigenti avveniva gradualmente durante il primo governo austriaco, quando era ancora sede di un governo regionale, diventa drastica ad opera del napoleonico Regno d’Italia, con il degrado a semplice capoluogo di prefettura, e definitiva nel secondo governo austriaco, quando torna ad essere capitale di un Regno dell’Impero, ma in coabitazione con Milano, praticamente svuotata di ogni autonomia politica. L’impronta nuova e duratura lasciata dal passaggio del regime napoleonico nell’atteggiamento culturale delle popolazioni venete è quella derivata da un rapporto ravvicinato con un sistema burocratico/amministrativo che vuole regolare, descrivere ed educare il popolo, ed esige comportamenti individuali e collettivi conformati al funzionamento della macchina statale, ovvero all’affermazione delle borghesie nazionali. A Venezia e nel Veneto i caratteri originali della società radicati da una secolare e ininterrotta tradizione diventano connotato irriducibile e caratterizzante. Questi rimangono tali nella sostanza e rendono la società sempre estranea e distaccata rispetto agli occupanti e ai visitatori e alla cultura di cui sono portatori[2].
[1] Gottardi M., Da Manin a Manin: istituzioni e ceti dirigenti dal ’97 al ’48, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della Serenissima, L’Ottocento 1797-
[2] Scarabello G., Da Campoformido al Congresso di Vienna: l’identità veneta sospesa, pp. 19-20.