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4.2.2 Le scuole post-elementari.

Il complesso degli studi grammaticali “post-elementari” che comprende il limen, ovvero i rudimenti latini, ma anche la retorica, sono offerti da maestri privati o pubblici al di fuori delle strutture scolastiche. Queste istituzioni non possono essere pienamente comprese né all’interno dell’istruzione primaria né in quella secondaria, ma svolgono un ruolo cardine nel sistema di studi di antico regime, poiché a queste è affidato l’insegnamento dei rudimenti latini che darà accesso ai corsi grammaticali dei ginnasi. E’ da notare che gli studi grammaticali ginnasiali sono del tutto gratuiti, mentre le scuole di limen sono tenute in grande maggioranza da maestri mercenari. A ciò è da imputare il fatto che le scuole di rudimenti latini siano state spesso individuate come il perno delle barriere sociali che impediscono al popolo di accedere agli studi grammaticali, e da questi alle “professioni”, agli studi ecclesiastici, o alla stessa cultura umanistica[1].

Con la riforma scolastica di Maria Teresa per la prima volta si dà un’identità pubblica alle scuole di elementi grammaticali, uno dei cardini della riforma del 1775 è proprio la separazione tra scuole di leggere, scrivere e far di conto e scuole di principi latini, e l’obbligo dell’insegnamento per entrambe in italiano. Paradossalmente è questa nuova sistemazione a far sì che le scuole di limen diventino sempre meno numerose, infatti per limitarne l’accesso ai ceti popolari, si impone che debbano essere riservate alle città, e si opera una rigorosa selezione dei docenti, con il risultato che gli 800 studenti di latino del 1775, si riducono nel 1794 a soli 200, cui si aggiungono i 40 alunni della III classe della primaria[2].

Dal 1786 il sistema scolastico lombardo è oggetto di una nuova riforma, Giuseppe II introduce un nuovo regolamento che ha forti ripercussioni sulle scuole post-elementari. Il regolamento prevede l’insegnamento degli elementi grammaticali italiani e latini, calligrafia e ortografia, nella terza classe delle scuole primarie, facendo intuire un’apertura verso le classi popolari, che a titolo gratuito hanno la possibilità di accedere a un’istruzione non solo alfabetica. Ma non si può tralasciare il fatto che gli ordinamenti ginnasiali in vigore sono quelli dell’età teresiana, che impongono ai regi ginnasi di partire il corso di latino ad un livello già avanzato di conoscenze di base, rompendo la progressività degli insegnamenti, e dunque obbligando gli studenti a procurarsi privatamente un maestro di grammatica inferiore. Con l’introduzione del nuovo regolamento giuseppino inoltre, la vita dei maestri privati si fa sempre più difficile, in quanto la volontà di controllare rigorosamente l’accesso ai vari gradi di istruzione comporta una severa meritocrazia e allo stesso tempo un restringimento e un controllo esercitato dallo Stato dei canali di ammissione all’istruzione. Questo significa, nel 1786, che l’insegnamento privato viene ammesso purché i maestri siano in possesso dell’abilitazione alla didattica normale imposta dal governo, e ne seguano rigorosamente testi e metodi. Per monitorare lo stato del sistema scolastico e il grado di sviluppo delle novità introdotte, la monarchia fa largo uso dell’inchiesta[3].


[1] Piseri M., Gli insegnamenti post-elementari, pp. 151.

[2] Ibid., p. 159-163; dati riportati a p. 163.

[3] Ibid., p. 163-166.