4.4 Il Lombardo-Veneto.
4.4.1 Premessa. Le riforme del ginnasio austriaco.
Fino agli anni ’70 del XVIII secolo il sistema scolastico austriaco è largamente dominato dalla Compagnia di Gesù, la cui egemonia nel campo dell’istruzione viene messa in discussione soltanto nell’età dei Lumi, quando esponenti della nobiltà e della burocrazia contestano lo scarso rilievo dato alle discipline scientifiche e alla formazione professionale all’interno della Ratio studiorum, percorso di studi incentrato sul latino e le materie umanistiche. Accanto al Gymnasium gesuitico sono presenti le scuole degli Scolopi, che inizialmente si occupano dell’educazione dei fanciulli poveri e dei figli del ceto medio, autorizzati in seguito da Paolo V nel 1617 ad accogliere anche i benestanti. I padri scolopi attribuiscono importanza allo studio della lingua tedesca, accanto alla storia, alla geografia, matematica e fisica, oltre al greco e alla musica. La differenza fondamentale tra i collegi della Compagnia e le scuole degli scolopi riguarda i docenti: mentre i padri gesuiti vengono spostati da una sede all’altra spesso rimanendo nello stesso istituto per poco più di un anno, gli scolopi sono insegnanti di professione che al termine degli studi incominciano un tirocinio che li conduce dall’insegnamento nella prima classe del leggere e scrivere, gradatamente fino alla scuola secondaria. Il contrasto tra i due sistemi di istruzione è forte nel momento in cui gli studenti che intendono accedere all’università devono obbligatoriamente frequentare la quinta e la sesta classe nei collegi gesuitici (corrispondenti alla facoltà di Arti universitaria), e quelli provenienti dalle altre realtà scolastiche vengono regolarmente declassati. Il monopolio gesuitico, anche e soprattutto in campo universitario, è mantenuto fino alla soppressione della Compagnia nel 1773, ed è tale da svincolarsi dalle indicazioni di controllo volute dalla monarchia. Nel 1752 Maria Teresa istituiva un controllo statale sui ginnasi, ribadendo le indicazioni della Studienordung promulgata nel 1735, che pur affermando il primato del Gymnasium della Compagnia sottolineava la necessità dello studio del tedesco, e imponendo lo studio della storia e del greco, della geografia e dell’aritmetica, inoltre i professori avrebbero dovuto rimanere stabili almeno per due anni; tutte disposizioni cui i gesuiti non si attenevano.
Gli anni Settanta del Settecento vedono nascere una diffusa opposizione verso le scuole ignaziane, e diverse proposte di riforma del sistema scolastico statale. In questo contesto la priorità è data alle creazione di una rete di scuole di base per il popolo, concepita come formazione di massa e disciplinamento sociale e morale del popolo, al servizio della Nazione. Con la soppressione dei Gesuiti si fa urgente la riforma dei ginnasi e la forte spinta verso la statalizzazione del sistema scolastico permette a Maria Teresa di decretare la chiusura di tutte le scuole gesuitiche di latino che non avessero le sei classi, e di vari ginnasi siti in piccole città, dimezzandone il numero in una decina anni. All’interno dei ginnasi divenuti statali Maria Teresa impiega in qualità di insegnanti ex gesuiti e membri di altri ordini, in particolare Scolopi, rifiutandosi di erigere scuole per la formazione di docenti. Se la soppressione della Compagnia determina la contrazione del numero dei ginnasi e la chiusura di diverse scuole di latino, il rinnovamento del corpo dei docenti non avviene se non in maniera molto limitata, a causa della assenza di personale adatto a sostituirli[1].
Durante il regno di Giuseppe II la priorità data alla politica di soppressione degli ordini e alla riforma della scuola primaria, danno luogo a una crisi economica e di personale all’interno delle scuole ginnasiali austriache, cosicché anche la laicizzazione del corpo docente, anche questo obiettivo primario, dà esiti piuttosto scarsi. I fondi destinati alla riforma delle scuole superiori sono dirottati sulle primarie, diverse Università vengono declassate a licei e per gli scolari dei ginnasi è introdotta una tassa annuale, unitamente a una disciplina e a una selezione più rigide. Il risultato è un calo del 60% della frequenza alle scuole ginnasiali, la chiusura di quelli più piccoli e delle scuole di latino ad essi collegate. Nonostante questo permane il problema della mancanza di docenti, dato che a causa della povertà degli stipendi i laici restano pochi. Dal 1787 Giuseppe II rafforza il controllo statale sui docenti, attraverso l’imposizione di un esame certificato per tutti gli insegnanti privati, e una sorveglianza diretta sui docenti nelle scuole[2].
Gli anni ‘90 vedono la nascita della critica verso l’onnipresenza dello Stato nell’istruzione, e l’Austria di Leopoldo II se ne fa portavoce, adottando una serie di misure di decentralizzazione e liberalizzazione del sistema scolastico. Il breve regno di Leopoldo (dal 1790 al 1792) non permette di tradurre in atto le sue intenzioni di rinnovamento, ma comunque dà il via a un processo di responsabilizzazione e cooperazione diretta dei docenti, che per la prima volta possono esporre le proprie opinioni sui testi adottati, sui materiali didattici e gli esami.
L’ascesa al trono di Francesco II nel 1792 segna una cesura rispetto alla politica scolastica riformista adottata dal padre, sulla spinta dei timori legati alla diffusione della rivoluzione francese e alle guerre in atto. In questi anni un complessivo ritorno a una clericalizzazione della scuola e a uno stretto controllo statale e religioso sui docenti, riporta il sistema al periodo teresiano e giuseppino[3]. Nel 1806 entra in vigore il piano di riforma scolastica approvato da Francesco II un anno prima, che rimarrà operativa, pur con qualche ritocco, fino al 1867, e verrà applicata con il Regolamento del 1818 al Lombardo-Veneto. L’elemento innovativo rispetto alla legislazione teresiana è l’erezione di Realschulen, scuole secondarie alternative al ginnasio, e l’accoglimento seppure limitato, anche all’interno dei ginnasi, delle materie caratterizzanti quell’indirizzo di studi[4]. Per la prima volta viene introdotta la figura del Fachlehrer, ovvero del docente specializzato che insegna materie affini, a sostituire il maestro di classe, che accompagna anno dopo anno i suoi allievi occupandosi di tutte le discipline. Anche il nuovo piano ginnasiale prevede un corso di studi di 6 anni, con l’introduzione di 5 o 6 Fachlehrer con cattedra di 18 ore ciascuno, nel quale il latino conserva la metà delle ore di lezione, mentre i Realia acquistano maggiore spazio, e il tedesco rimane escluso. Durante il regno di Francesco II si compiono i primi passi nella direzione della diffusione dell’istruzione secondaria, accrescere il numero dei ginnasi non è possibile però senza la collaborazione degli ordini religiosi, data la mancanza di docenti laici e la carenza di fondi nelle casse dello Stato, impegnato nelle guerre napoleoniche. Complessivamente il numero degli studenti ginnasiali aumenta costantemente per tutto il periodo della Restaurazione. Nel 1818 viene ripristinata la figura del Klassenlehrer, un maestro di classe segue gli allievi dalla prima alla quarta classe, un altro per gli ultimi due anni di ginnasio. Il fallimento del sistema del Fachlehrer è imputabile alla cronica scarsità di personale docente, data la povertà dello stipendio e lo scarso prestigio sociale, che rende necessario ricorrere ai sacerdoti. Il cambiamento porta gli insegnanti di latino, gli ecclesiastici questi sì numerosi, a diventare Klassenlehrer a discapito dell’insegnamento delle scienze naturali e della matematica, tornando al modello di studi gesuitico. In questo modo nel 1819 il sistema scolastico che resterà in vigore fino al 1848 fa un passo indietro di una cinquantina d’anni, riportando il ginnasio ad essere una scuola elitaria a impronta gesuitica, invece che una scuola borghese di formazione generale[5].
[1] Polenghi S., La riforma del Gymnasium austriaco dall’età teresiana al 1819 e la sua applicazione nella Lombardia della Restaurazione (1818-1835), in L’istruzione in Italia tra Sette e Ottocento (Lombardia, Veneto, Umbria), pp. 15-19.
[2] Ibid., pp. 27-29.
[3] Ibid., pp. 32-34.
[4] Le materie delle Realschulen sono tedesco, matematica, storia e geografia, francese, italiano, inglese, religione, contabilità, commercio, scienze naturali, storia dell’arte, chimica. Sono previsti sette diversi indirizzi di studio. Si aprono cinque Realschulen, a Vienna, Praga, Innsbruck, Cracovia e Padova.
[5] Ibid., pp. 40-44.