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Il Seminario di Padova
Il decreto del Concilio di Trento che prescrive la fondazione di seminari per la formazione del clero in ogni diocesi, ha pronta applicazione a Padova, dove però inizialmente ottiene scarsi risultati. A reggere la diocesi nel 1570 è il veronese Niccolò Ormanetto, il quale, avendo preso parte alle ultime sessioni del Concilio, ed essendo molto legato a Carlo Borromeo e al suo esempio, si impegna a dotare Padova di un seminario, riuscendo ad aprirlo l’anno successivo. Il seminario appena fondato ha per sede una casa presa in affitto dalla diocesi, e solo nel 1578, grazie all’acquisto di un nuovo fabbricato da parte del vescovo cardinale Corner, avrà la possibilità di ospitare un numero esiguo di chierici in convitto, una decina in tutto. L’opera del seminario in questi primi anni è di scarso interesse, dal momento che in materia di educazione ecclesiastica si tende ad affidare agli alunni libera iniziativa, nella sede sono presenti due maestri, uno di costumi e uno di grammatica, e un amministratore generale. Gli anni Ottanta e Novanta del Cinquecento vedono un miglioramento delle condizioni dell’istituto, aumentano le rendite, i chierici raddoppiano di numero, e si avvalgono della preparazione di un buon maestro, Lorenzo Antico, autore tra l’altro di una Grammatica Latina stampata nel 1601. Ma il miglioramento è solo temporaneo, e il seminario torna a essere un semplice convitto per giovani chierici che per l’istruzione si rivolgono agli istituti della città, in particolare alle scuole dei Gesuiti. Le frequentatissime scuole aperte in tutti i maggiori centri cittadini dalla Compagnia di Gesù, si diffondono in modo capillare e diventano subito caposaldo della cultura e del movimento scientifico cattolico, cui si rivolgono per la propria istruzione i giovani chierici come i rampolli dell’alta società[1].
Il seminario di Padova dunque, per tutto il XVII secolo è un’istituzione che cerca di dare ai chierici una discreta formazione culturale, appoggiandosi in questo alle strutture scolastiche esistenti nella città; solo con il vescovado di Gregorio Barbarigo diventerà un’istituzione per la formazione dei futuri sacerdoti culturalmente paragonabile all’università.
[1] Questo spiega in parte il ritardo con cui sorgono i Seminari, specie in Italia, nonostante le raccomandazioni del Concilio tridentino; una seconda causa si può trovare nel fatto che in Italia la cultura, e la scienza, sono ancora esplicitamente cristiane, per le scuole è ancora lontano il momento di subire l’estromissione totale della religione, e a tutti i livelli l’istruzione è in gran parte in mano alla Chiesa, ovvero a dotti ecclesiastici, ai parroci, alle congregazioni religiose. In Serena S., Il Seminario di Padova. Notizie raccolte e pubblicate nella ricorrenza del III cinquantenario della beatificazione del card. Gregorio Barbarigo, Tipografia del Seminario, Padova, 1958, pp. 41-45.