RITORNA AL TESTO | CAPITOLO 12 |
DI NUOVO IN MONTAGNA
Eravamo dislocati in prossimità del paese di Campone agli ordini di “Livorno”, comandante passato alla storia per il suo coraggio. Era arruolata anche una ventina di studenti, alcuni universitari, provenienti dal Cadore; ricordo con piacere che i loro zaini anziché munizioni e bombe contenevano libri! Li ammiravo molto per la loro educazione e cultura: quanto erano superiori alle futili e stupide gelosie che vedevo fra le nostre file! Rimanemmo praticamente inoperosi, in attesa di ordini, fino al 26 aprile 1945. Già il 20, però, avevamo cominciato a sentire dei tuoni: li avevamo scambiati per temporali lontani, invece erano le cannonate degli alleati che si stavano avvicinando. Ci venne finalmente impartito l’ordine di occupare Campone. Per raggiungere il paese era necessario attraversare un passaggio obbligato della vallata, completamente allo scoperto, che sapevamo difeso da una postazione di cosacchi armati di una mitragliatrice “St. Etienne”. Come al solito dovetti fare da apripista: fortuna volle che la postazione fosse stata abbandonata, altrimenti non ce la saremmo sicuramente cavata così a buon mercato! Liberammo i paesi che trovammo sulla nostra strada, Pradis, Clauzetto, Vito d’Asio, Anduins per portarci poi a Pinzano. I tedeschi e i cosacchi si stavano sfaldando. Rimanemmo di guardia del ponte per un giorno circa, quindi, passate le consegne ai partigiani del posto, andammo a liberare San Daniele. Era il pomeriggio del 29 aprile, quando ci informarono che una colonna di tedeschi in ritirata, proveniente da Spilimbergo, si dirigeva verso la Carnia. Lo scontro fu inevitabile, in quell’occasione, sulla strada che da Carpacco porta a Villanova di San Daniele morì il nostro comandante “Livorno” (De Monte Giuseppe). La colonna tedesca, come si è saputo in seguito, era comandata dal capitano delle SS Neumann ed era composta da un gran numero di sbandati, fascisti, SS Alto-Atesine e cosacchi. I tedeschi furono costretti a fare dietrofront. Diversi testi affermano che alcuni spezzoni di questa formazione, presa la strada che porta ad Avasinis, furono i responsabili del massacro di 52 persone tra donne, vecchi e bambini. |