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STRANI PARTIGIANI

Purtroppo, in circolazione c'erano anche molti delinquenti, gente che approfittava della situazione per rubare o compiere azioni illegali. Mi capitò di passare alcune notti nei pressi della stalla di Giovanni Taboga a Sottocolle; questi aveva ricevuto un avviso che gli chiedeva di preparare dei soldi per la causa partigiana.

Presto - diceva il biglietto, - alcuni partigiani addetti alla riscossione passeranno di qui.” Giovanni ci mise a conoscenza del fatto e noi cercammo di incastrarli. Nessuno, però, si presentò, probabilmente avevano saputo ………..  che c’era qualcuno ad aspettarli!

Non sempre le cose andavano così e spesso la gente doveva sottostare ad angherie che squalificavano tutti noi.

Una volta mi accadde, in uno dei pochi giorni in cui mi trovavo casualmente a casa, di veder entrare nel cortile un gruppo di cosacchi; alla loro richiesta di "papier" (carta d'identità) mantenni la calma e feci capire loro che sarei andato a prenderla. Non sospettarono minimamente che invece me la stavo svignando.

Mi nascosi nella casa vicina e poco dopo li vidi avanzare distanziati l'uno dall'altro: mi stavano cercando, ma con poca convinzione e forse con qualche timore, infatti non entrarono neppure nell’abitazione.

Ricordo un'altra azione dimostrativa compiuta a Collalto da una ventina di partigiani, tutti del gruppo Osovano "Libertà", qui dei cosacchi avevano occupato un casale e facevano il bello ed il brutto tempo. Fu ingaggiata una sparatoria e furono lanciate anche alcune bombe a mano.

Durante l'azione compiuta il 13 settembre 1944 vennero ammazzati sul ponte del fiume Ledra alcuni soldati tedeschi che stavano portando il rancio ai loro commilitoni, presso l'aeroporto di Rivoli di Osoppo. Non ho timore nel dire che questa fu un'azione dissennata di cui mi auguro non si siano macchiati i partigiani bujesi.

In quell’occasione soltanto il buon senso del Comandante delle truppe tedesche a Buja evitò che il paese, o come minimo la zona circostante, fossero dati alle fiamme.

Ebbi modo di conoscere quel Comandante in circostanze a dir poco rocambolesche. Una sera, passando per Santo Stefano con un gruppo di partigiani, notammo che il Tabeacco non era ancora chiuso: nonostante le tendine blu scuro (per l'oscuramento) si notava una luce ancora accesa.

Mattia Monassi "Luri" mi chiese se me la sentivo di andare a dare un’occhiata.

Mi portai silenziosamente all'ingresso e lentamente aprii la porta, prima entrò il mitra, poi io, dentro il locale c'era un graduato tedesco che stava chiacchierando con la ragazza dietro il banco. Quando mi vide entrare si girò lentamente, senza scomporsi, capimmo entrambi al volo che era meglio non mettere mano alle armi, mi girai e uscii. L'indomani mi dissero che il militare che avevo incrociato nel bar era il Comandante della stazione tedesca di Collosomano.